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Dal dramma della perdita di una figlia parte questa accesa riflessione di Bruno Tomasich sul significato della parola "vita" e della parola "morte", in una ricerca sul senso vero dell'esistenza, che tocca tutti gli ambiti del mondo da molteplici punti di vista. Ne emerge sicuramente la vocazione scientifica dell'autore con digressioni sulla fisica, sulla chimica e sulla biologia; ma spesso si sconfina nel piano dell'etica e della riflessione filosofica, chiamando sempre a testimoni voci autorevoli. Tomasich respinge la semplificazione del positivismo scientifico che vuole ridurre nelle mani del caso il significato dell'esistenza e, insieme, l'altra semplificazione della religione che chiama in aiuto la fede per raggiungere quella verità che con la ragione non si riesce a cogliere, nell'intento di condurre alla comprensione della meravigliosa e matematica verità delle leggi che regolano l'universo intero e che rappresentano ancora il grande "mistero della vita". Ma il pensiero, e la narrazione, tornano sempre amorevolmente agli occhi di Rossella, chiusi troppo presto, lasciando nel cuore del padre un vuoto incolmabile.